La scorsa settimana ho passato i miei giorni abbracciando forme curvilinee di gabinetto. Detto questo è inutile dire che sono rimasta leggermente indietro con tutti i giornali. Ecco perché quando tipo due giorni fa ho aperto Facebook per postare una foto scema di me e mia sorella, mi sono accorta di una notizia, che mi ha lasciato un po’ in silenzio, ovvero l’ipotesi di dare alle casalinghe un contributo per il loro lavoro a casa.
Il silenzio è stato lungo, specialmente perché di fronte a me c’era mia madre, casalinga da vent’anni, felice della sua vita, ma anche un po’ stanchina di sentirsi quasi una donna di serie B perché non economicamente indipendente.
Il silenzio è stato ancora più lungo anche perché riguardo questa ipotesi io sono fermamente contraria.
Allora ho pensato a questa cosa qui, ho pensato di scrivere una lettera, di inviarla prima fra tutte a mia madre e poi a tutte le mamme, anzi meglio, a tutte le casalinghe del pianeta Terra.
Vi invio la brutta copia, con appunti e parentesi, magari me la correggete senza poi bucarmi le gomme del motorino.

“Cara Maria (ho pensato che Maria fosse un nome tipo universalmente da MAMMA, anche se poi Maria si chiama anche mia sorella che mamma non è e vive a Londra e se la spassa, però vabbè), mi presento, mi chiamo Elisa e sono una mamma single di circa trentanni, alta circa un metro e settanta e con circa sessanta chili di organi e altro.
E sono una donna che lavora.
Mi sono molto incuriosita riguardo una quasi fresca notizia il cui centro eri tu; sì perché avrebbero pensato di darti uno stipendio per il tuo lavoro a casa. Ora. Ho letto anche la motivazione, almeno una delle tante (tutte rispettabilissime), che include il bisogno di emancipare le vittime di violenze domestiche, e poi ti giuro, cara Maria che sono stata quasi una notte intera a riflettere su cosa realmente sarebbe giusto o sbagliato fare. Poi sono stata a riflettere un’altra mezza giornata sul fatto che io riguardo a questa cosa non sono d’accordo e su quanto questa cosa mi potrebbe far apparire una perfetta stronza ai tuoi occhi, anche se stronza, cara Maria, io proprio non sono. Anzi. Cioè se vuoi ti invio fiumi di lettere di raccomandazioni di uomini e donne a cui io sono simpatica anche se questa cosa qui, dello stipendio, a me non va giù.
Io lo so quanto fai, cosa fai; io lo so perché la mia mamma la osservo da tanto tempo e so quanto sia duro e difficile affrontare ogni giorno la fatica della gestione di una casa, di una cucina, di un’igiene e di tanto altro, ma spero ora di poter fare con te un piccolo gioco, grazie al quale tu possa comprendere le ragioni del mio no. Allora: prova a chiudere gli occhi Maria e a ripensare minuto per minuto alla tua giornata tipo.
Hai dei figli, no? Ecco prova a concentrarti su tutto quello che tu fai per loro, dalla colazione fino al ripasso di storia la sera, alle volte che li accompagni in palestra e tu rimani lì e ti spacchi le palle mentre fanno calcio o pallavolo; e poi hai, presumo, anche un marito al quale devi preparare cene, stirare camicie e pure rimanere un po’ gnocca altrimenti si mette a guardare le ventenni; rimani con gli occhi chiusi, mia dolce Maria (qui spero già di risultare simpaticissima), e immagina a tutte le rinunce che tu hai fatto nella vita e che magari continuerai a fare, ma che poi alla fine non ti pesano perché hai l’amore della famiglia e il culo di Belen non l’avrai mai più però anche sti cazzi; chiusi, Maria, ancora chiusi. Ora ti chiedo di vedere quanti minuti rimangono per te. Sono pochi vero? Già, noi donne ci ammazziamo sempre per gli altri e poi per noi rimangono briciole…
Ok, ora ti chiedo di prendere tutta la tua giornata e di inserirla all’interno di uno di quei cerchi che fanno vedere nei film in sottofondo quando devono farci vedere dei grafici, che a noi interessa poco perché vogliamo solo capire se A limonerà con B che però è innamorato di C, però ci sono Maria, quei grafici ci sono.
Ora inserisci tutte le cose che fai nella giornata dividendo tutto in spicchi. Ok Maria hai fatto. Perfetto. Ora prendi questo cerchio con tutti i suoi spicchi e prendine un altro dove gli spicchi della tua vita dovranno essere concentrati tutti in una metà del cerchio, perché tutta l’altra sarà occupata da un lavoro. E per lavoro intendo orari fissi, capi più o meno stronzi, rendimento professionale, preoccupazioni per/di terzi, malattie magari non pagate, conti da gestire, rinuncia a un secondo o terzo figlio, depilazione nel cuore della notte, occhiaie e tanto tantissimo altro.
Rimani sempre con gli occhi chiusi Maria e cerca di focalizzare una metà, la tua, quella che ora, in questo momento, non ti fa respirare, e la seconda metà, quella che puoi solo immaginare, ma che è abbastanza chiara anch’essa nelle sue difficoltà. E cerca di sommarle e vedere come potrebbe essere la vita se effettivamente queste due metà facessero realmente parte della tua vita contemporaneamente. Sarebbe tanto? Già.
Ok, ora cancella il cerchio della vita e della routine, perché parto con la seconda fase del gioco. Ti dirò tre parole dalle quali partiranno altrettante domande; non rispondere subito Maria, pensaci e poi magari mi riscrivi.
1- STIMOLO_ ora non credi che una ragazza in questo paese difficile, ma bellissimo, sarebbe meno stimolata se sapesse che esiste uno stratagemma grazie al quale basta trovarsi un marito, fare un figlio e ricevere uno stipendio?
2- STORIA_ ora non credi che prendendo in considerazione la possibilità di uno stipendio per le casalinghe, tutti gli sforzi e le lotte – a volte estreme – delle donne venute prima di noi, per creare una parità di genere andrebbero a finire, come dire, direttamente a morire?
3- STATO_ ora non credi che lo stato invece di dare soldi a donne per stare a casa dovrebbe dare alle donne la possibilità di uscire dando questi stessi soldi per il miglioramento di infrastrutture come asili ed enti pubblici?
Ecco Maria, io mi sa che ho finito. Scusa se ho fatto di questa lettera un piccolo manifesto contro un qualcosa che a te sembra importante. Ma ti assicuro, Maria, che la vera cosa importante è l’indipendenza di una mente pensante, e Maria, così, paradossalmente io di quest’indipendenza ci vedo ben poco.
Ecco Maria ho finito; se vuoi piano piano puoi aprire gli occhi.
Ultima cosa. Ti voglio Bene.“